#librinnovando, appunti di un astante. 1: in memoria delle case editrici
(Il 25 novembre 2011, allo IED di Milano, si è tenuto un convegno, Librinnovando -sottotitolo: Il futuro dell’editoria-.
Sul sito trovate tutte le informazioni utili per capire cosa fosse e di che si parlasse Librinnovando.
Il convegno ha avuto molta eco in rete, soprattutto su twitter, forse un po’ autoalimentata ma certo viva ed entusiasta. Una delle finalità della giornata era di tastare il polso di cosa si pensasse, e cosa si sperasse, riguardo gli ebook, in quel settore di pubblico che molto usa e frequenta attivamente i social network. Si è privilegiato twitter, e all’incontro finale, dove stanchezza, gioia per la riuscita della giornata, emozioni da prima volta, una serie di blogger femmine e maschi, tutti presenti molto attivamente su twitter, hanno svolto una relazione, ora confluite in un ebook, La lettura digitale e il web, disponibile anche su Amazon, a 1,99 euro, che in questi primi giorni post convegno sta registrando un buon successo.
FN, animato da buone intenzioni, per quanto pigramente refrattario, si recò a Milano col suo iPad vestito da @FNall, la sua configurazione twitterante, per twitterare un po’ quel che sentiva. Era abitato da molti dubbi, non avendolo mai fatto, dubbi risolti da un litigio fra il suo iPad e la Vodafone, che gli hanno impedito di connettersi; con sollievo FN ha poi scoperto che la copertura wifi del convegno era riservata ai relatori, così s’è accomodato trovando fortunatamente sempre sedie libere pur nel notevole affollamento, e s’è messo ad ascoltare.
Sentendosi moderno ha preso appunti a mano scrivendo sul suo iPad, col risultato che ora non riesce più a decifrare quel che ha scritto.
Chiede perdono quindi se nelle righe che seguono, che da quegli appunti prendono l’abbrivio, mancheranno nomi, si confonderanno relatori, si riporteranno cose mai dette.
Ma un convegno come questo, mi dice FN, per quanto divulgasse anche dati, non ha bisogno di atti, pubblicati l’anno dopo, o quello dopo ancora. Sono occasioni di scambi soprattutto esperienziali, in un momento così zeppo di ignoto tutti sembravano lì a raccontare di sè: io ho fatto così, io ho provato a far cosà, secondo me può darsi che vada così. Questo, mi dice, ha reso Librinnovando molto interessante. FN ha avuto l’impressione che avvenisse un vero scambio fra le persone presenti ed è stato molto confortato che dalle relazioni (che, deve dire, si aspettava avessero un look fantascientifico e invece erano un trionfo di slide che rendeva il tutto anche confortevolmente retrò) venissero alla luce molti più dubbi che certezze.
Ecco, chiarito tutto l’intorno, lascio lo spazio a FN).
Si è molto detto in molte relazioni che nulla si fa a prescindere dal contenuto, che il contenuto è the King. Questa è una cosa che crediamo di conoscere, e che conforta chi, nella grande schiuma che l’avvento degli ebook sta facendo montare, cerca una continuità rassicurante. In fondo, si dice, Anna Karenina si butterà sotto il treno anche su un monitor, e sarà sempre Tolstoj quel che leggeremo. Certo con più o meno cura redazionale, ma questo pure sulla carta. Possiamo dire che è vero, possiamo meglio dire che è anche vero, ma forse dobbiamo iniziare a pensare che non è quello il punto.
E cioè: il modo per leggere dei testi, che sino ad ora abbiamo letto su un supporto cartaceo, su un monitor, c’è, è ancora un po’ rozzo, ma velocemente sarà raffinato e bello. Ma sarebbe un po’ come andare al cinema e vedere scorrere delle pagine: comodo, ecologico, magari meno caro, ma insomma, sai l’interesse in sè. Il punto è che, quando si è pensato di mettere della pagine sullo schermo del cinema, si sono fatti i film.
E poi: davvero non abbiamo ancora imparato che forma e contenuto, contenitore e contenuto, non sono disgiungibili?
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Parlando di ebook come testi migrati dalla carta ai nuovi supporti, l’immagine è che attorno al testo lo spazio s’allarghi a dismisura in una galassia in espansione, sino a non vederne più limiti e confini. I libri cartacei avevano intorno larghe plaghe, gli autori, potenzialmente infiniti, i libri già pubblicati, in numero abbastanza conosciuto ma con un margine d’incertezza che lasciava spazio alle riscoperte, il pubblico, limitato, dai confini sociali, linguistici, territoriali ma auspicabilmente in espansione; queste plaghe erano rese vaste ma irregimentate dalle case editrici, imprese economiche che hanno saputo fare della loro funzione di confine, di argine, di filtro, la base della loro attività, nel bene e nel male, naturalmente.
Il guadagno veniva dal controllo del filtro, dal sapersi porre nel punto di intersezione fra le varie plaghe. Nell’arbitrarietà delle scelte, permesse solo alla casa editrice e a nessuno degli altri soggetti, stava certamente lo spazio per compiere in maniera geniale o mediocre il proprio lavoro.
Ora è come se la serie di dighe mantenute in efficienza dalle case editrici fossero crollate, tutte insieme.
Si può pensare che la casa editrice fosse l’unico soggetto in grado di esercitare il proprio ruolo in maniera attiva, non l’autore, impotente una volta concluso il testo, non i lettori, impossibilitati a raggiungere nè l’autore nè, salvo il meritorio ruolo delle biblioteche e delle scuole, i testi, contemporanei o del passato. Le grandi discussioni sul ruolo autoriale delle case editrici un po’ sfumano di fronte all’evidenza che, sino al crollo delle dighe, senza di loro i libri come li conosciamo non ci sarebbero, senza di loro non ci sarebbero gli scrittori, non ci sarebbero i lettori.
S’è parlato poco a Librinnovando di questa perdita. Se non da alcune voci con stolida soddisfazione per la conquistata -anche se sarebbe più corretto e meno infantile dire: ricevuta in regalo- libertà di accesso. Nessuno sa ancora, davvero, come sarà, ma sarebbe non solo legittimo ma anche doveroso interrogarsi su ciò che perdiamo alla vigilia della già celebrata morte delle case editrici, così come lo sarebbe se domani ci dicessero che una qualche innovazione farà sparire la necessità degli scrittori, delle scrittrici. Le case editrici, esercitando il controllo sul filtro, per restare alla metafora di più sopra, sono le vere autrici della cultura post-Gutemberg, senza di loro il nostro mondo sarebbe diverso, certamente più povero: possiamo legittimamente temere che lo potrebbe essere in futuro, senza di loro.
Naturalmente sta a loro attrezzarsi per sopravvivere e per essere all’altezza del ruolo che per secoli hanno esercitato nelle varie forme che hanno assunto. Penso soprattutto alle grandi case, per esempio alla Mondadori, esiziale nella storia di questo paese per più di un secolo, se non saprà capace di rispettare il suo ruolo, anche civile, e si farà assorbire nella nuova editoria amazonica, sarà ben triste.
Bisognerà allora per forza stare dalla parte di Calasso, che sul Corriere della Sera difende se stesso e il suo mestiere? Non credo. Calasso dice delle cose interessanti, ma a Librinnovando si sono sentite cose meno arroccate al passato, e soprattutto dotate di elementi preziosi senza i quali le case editrici saranno travolte: una lunga serie di dubbi.
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