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ANOBII, un orecchio per MONDADORI (da L’Indice dei Libri, Aprile 2014)

Posted in editoria, notizie by federico novaro on 23 aprile 2014

Dal “piacerà?” al “cosa piace?”

A, 2, 11.09.09

Tutti al Bar Sport, il gestore terrà le orecchie bene aperte –come mai quelle orecchie così grandi? È per servirti meglio.

Ci s’era un po’ dimenticati di Anobii. Come tutte le cose in rete che diventano desuete velocissime salvo grandi manutenzioni, anche Anobii s’era messo a funzionare male e qualcun altro, ratto, l’aveva sostituito, Goodreads. Ora la grande notizia è che a metà marzo Mondadori ha comprato Anobii.
Funzionava così male che così, d’amblè, sui social è prevalso il dire beh c’hanno i soldi magari ora funzionerà, invece di alzare lai alla perduta purezza.
Sul giudicare se Mondadori ha fatto bene o male molto dipende dal prezzo (al momento in cui qui si scrive, non rivelato). Che prende in mano una macchina arruginita, fuori tempo massimo s’è detto. Magari invece l’interessante era proprio quello.
Anni fa quando Anobii esplose Mondadori non era certo pronta a comprarsela, non avrebbe saputo cosa farsene, ora sì.

Riassumiamo un momento cosa Mondadori ha comprato: Anobii, semplificando, è fatto da una rete di biblioteche private messe in connessione fra loro, biblioteche e proprietari di quelle biblioteche. La base è il codice isbn –quindi funziona solo, o se no molto difficoltosamente- per i libri a cominciare dagli anni ’70, ma questa è una limitazione non ostativa: Anobii non è per bibliofili ma per lettori, definizione che in questi anni ha modificato il proprio campo semantico allargandosi a un senso di appartenenza a un gruppo, noi lettori.

Si comincia costruendo la propria biblioteca, caricando libro dopo libro esaltandone, molto più che in quella di casa -svelata a occhi di pochi intimi- la funzione autorappresentativa. Io sono un lettore e sono quello che ha letto questi libri. Si compone un racconto di sé attraverso i libri che vengono caricati. Da lì partono i collegamenti. Si riconoscono gli amici, sappiamo chi ha i libri che abbiamo noi, si stringono legami –sempre basati sull’affinità e la somiglianza, com’è d’ogni social- si scambiano informazioni. Ai libri si possono legare dei commenti, dei testi, delle testimonianze; si vedono quelle degli altri, si può discutere, pubblicamente, privatamente o in gruppi ristretti. Tutto viene messo a disposizione dei partecipanti.

È gratis, nel nuovo modo di intendere questa parola: cioè non vi è scambio di denaro, la moneta che si usa è il proprio tempo e i propri dati: poiché la proprietà è privata e non ha tra i suoi fini la condivisione delle conoscenze per il bene comune, ciò che divulghiamo è ceduto a Anobii, che può disporne liberamente; se per esempio avesse chiuso, tutto sarebbe andato perso.
Perciò cosa ha comprato Mondadori? Due cose: un focolare attorno al quale le persone, noi lettori, si parlano, e tutto quello che si dicono.
Qui ci interessa perché è un segno, seppur tardivo netto, di cosa siano e saranno le grandi case editrici.

Che non siano più imprese che pubblicano libri ma produttrici di contenuti è ormai chiaro anche a loro stesse. Ma quali contenuti produrre, avendo abdicato alla propria funzione propositiva, anticipatrice, orientativa? Nessun produttore si fida più di un signore che dice io proporrei questo, secondo me piacerà. Ci si fida se è in grado di dire: sta piacendo questo, forniamoglielo.

Un movimento simile è accaduto nella moda. Armani nel secolo scorso proponeva al mercato un prodotto che il mercato non conosceva. L’azzardo era riconosciuto come componente della grandezza. Ora Armani come tutti ha spie occhiute che dicono: uh! piace questo: diamoglielo. La sfida è giusto cercar di far meglio e con un margine di guadagno superiore. Alla cieca nessuno fa più niente e cioè a dire: delle visioni non si fida più nessuno e cioè a dire: chi compra si fida solo di se stesso o di ciò che gli sembra tale. Salvo, significativamente, in campo tecnologico.

Ecco, Mondadori ha comprato un orecchio. Nella comunicazione che Mondadori ha fatto riguardo l’acquisizione, oltre a rassicurare i noi lettori che non l’avrebbe trasformato in uno spaccio e che concorderà ogni cambiamento con gli utenti (risate), ha detto “deve diventare […] una sorta di ‘bar sport’ del libro, in cui discutere di romanzi e letteratura, anche in modo creativo”.

Insomma ha comprato gli utenti e le loro chiacchiere sui libri, da quelle chiacchiere capirà cosa fornire loro affinché ne chiacchierino. La funzione della critica, in tutto questo? Nessuna. La critica non ha più alcuna funzione, poiché nessuno gliela riconosce.

A, 2, 11.09.09

(Appunti, che qui trascrivo in una versione ampliata e corredata di fotografie, appare mensilmente sulla rivista cartacea L’Indice dei Libri dal febbraio 2008; è uno spazio nel quale cerco di dar conto di novità editoriali: nuove case editrici, nuove collane, innovazioni significative nella grafica o nei programmi. Per segnalazioni, integrazioni, errori potete lasciare un commento o scrivermi via mail: federico.novaro.libri [chiocciola] gmail.com, grazie)

Articolo apparso su L’Indice dei Libri, n. 4 – XXXI, Aprile 2014.

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A, 2, 11.09.09

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2 Risposte

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  1. maria nicola studio said, on 28 aprile 2014 at 10:02 am

    Federico, ma tu hai visto se i commenti dei lettori ci sono ancora? Tempo fa avevo cercato alcune belle recensioni a un libro che avevo tradotto ed era sparito tutto. Mi è parso orribile, lo smarrimento di un patrimonio vasto, magari strampalato, ma ricchissimo, e che aveva richiesto ore e ore di scrittura strappate al sonno e al lavoro da persone appassionate, magari arrabbiate, magari non tanto competenti, ma sempre mosse da uno speciale e imprevedibile rapporto con il libro. Speriamo che io mi sia sbagliata, speriamo che ci fosse un guasto, e che tutti quei testi, a volte bellissimi, ci siano.

  2. federico novaro said, on 28 aprile 2014 at 7:04 PM

    Maria in realtà non so bene. Credo dipenda individualmente da chi gestisce il proprio account. La memoria in e della rete è un tema ben lontano dall’essere risolto.


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