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Fai bei sogni, di Massimo Gramellini. Letto per FN da Caterina da Padova

Posted in Uncategorized by federico novaro on 26 aprile 2012

Massimo Gramellini / Fai bei sogni. Longanesi 2012

Illustrazione per "Avvertenze", di Caterina di Padova (Liz Taylor in The Taming of the Shrew, 1967)

“[…] Non possono bastare le ragioni del denaro e neppure quelle del successo; in tale impunito, sfacciato uso del privato, deve soggiacere qualche altro elemento. Che ha a che fare con la morbosità, un malcelato gusto per il sadismo più abbietto che, per altro, è trasfuso in tutte le pagine del romanzo. […]”

Caterina da Padova legge Fai bei sogni, di Massimo Gramellini, solo su FN

Illustrazione per "Avvertenze", di Caterina di Padova (Liz Taylor in The Taming of the Shrew, 1967)

FN/PaperShop e VADIeLOFO live! l’11 maggio, a Torino

Posted in Uncategorized by federico novaro on 24 aprile 2012

Editoria: notizie / 87. :duepunti edizioni / hypercorpus (da L’indice dei Libri, 4 / 2012)

Posted in editoria, notizie by federico novaro on 23 aprile 2012

H, 7, 13.10.09

Pulviscolo

H, 7, 13.10.09

:due punti edizioni, apre la piattaforma digitale hipercorpus: “[…] in cui parte del nostro catalogo è disponibile in open access. […] Con l’accordo dei nostri autori e con licenze Creative Commons, estenderemo il progetto con una parte via via crescente del nostro catalogo storico e delle nostre novità editoriali, e avvieremo collane “native digitali”, progetti di crowdsourcing, collaborazioni scientifiche e altre formule editoriali sperimentali. […] un progetto articolato che vuole chiamare lettori, autori, studiosi, istituzioni e anche gli altri editori a riflettere sulle pratiche, i diritti, i doveri, le strategie e gli obiettivi che danno senso al nostro lavoro. Che è fare libri. E i libri non sono di carta, sono libri”.

Molte le implicazioni di questo programma. Intanto l’idea che per una casa editrice, l’esistenza stessa della rete implichi necessariamente una elaborazione critica sulla propria natura. Elaborazione riguardo alla quale il sistema editoriale italiano ha certamente un ritardo grave. Le questioni che questo passaggio comporta infatti sono enormi, e investono ogni ganglio, dalla produzione al consumo.

Muta la natura dell’oggetto, di chi lo produce, di chi lo consuma, e tutte le articolazioni attraverso cui questo avviene. Ora appare manifesta l’interruzione della linearità, del testo, della sua produzione, della sua circolazione. La linea segmentata che si poteva tracciare per descrivere la relazione fra chi scriveva, chi editava, chi leggeva (ma anche per descrivere come si scrivesse, si editasse, si leggesse) è soppiantata dal cerchio, dal cenacolo, dalle comunità raccolte in cerchi. È forse retaggio di un modo bidimensionale, cartaceo, di raffigurarsi le relazioni, la rete essendola solo apparentemente, nel brillare degli schermi. Forse sarebbe più utile l’immagine del pulviscolo, ma è forma troppo ignota per essere facilmente spendibile.

:due punti edizioni prende atto che i testi, seppur ancora lineari, possono in rete sperimentare retoriche compositive nuove, e percorrere strade che se non intercettate dalle case editrici possono renderle inessenziali. hypercorpus è un tentativo di mettersi al centro di un incrocio, coscienti della propria parzialità, ma anche della forza che questo può comportare.

La frase riassuntiva sul proprio mestiere, “Che è fare libri. E i libri non sono di carta, sono libri.”, è felicemente cocciuta e sposta l’attenzione dall’oggetto alla pratica che lo crea.

Una delle possibili vie future delle case editrici sembra imperniata sull’idea che queste siano soprattutto autrici di contesti: cosa tenga insieme un testo, e quindi lo definisca come tale, è un esercizio critico e storico sul quale ci si è molto applicati nel secolo scorso, intrecciato alle indagini su come e quanto un testo potesse cambiare, nella sua natura e nella sua fruizione, al cambiamento del suo intorno e quanto un testo vi fosse intrecciato. Il momento, il paese, la lingua di pubblicazione come la copertina, l’impaginazione, la carta. La smaterializzazione del testo si è creduto riguardasse soprattutto questioni sensoriali, ma ha invece rivelato quanto un libro sia inscindibile dalla retorica alla quale la materialità lo obbligava, fatta anche di lunghezze, di costi, di tirature.

hypercorpus ipotizza che per mantenere una continuità col passato nella pratica di fare i libri, si debba articolare il proprio farsi contesto in una pluralità di azioni, luoghi, modalità, non definite, sperimentali, aperte il più possibile all’esterno: cambiando tutto di ciò che era una casa editrice, per tentare di conservarne intatto l’oggetto.

L’esordio di hypercorpus (con la versione open acces disponibile sul sito di cinque testi -Jacques Vaché, Lettere di guerra; Charles Nodier, Crimini letterari; Elogio di nulla. Elogio di qualcosa, di Anonimo Francese; Scritti patafisici, Alfred Jarry e La settima lettera di Platone) ha comportato la diffusione di un librino-manifesto, Fare libri oggi, che così si conclude: “[…] Nei passaggi più recenti della nostra riflessione abbiamo preso a riferirci alla nostra condizione con l’immagine del criceto nella ruota che si affanna a far girare un meccanismo insensato, che non lo porta da nessuna parte, a vantaggio di altri. Liberarsi dalla ruota del criceto – l’attuale si-stema editoriale con i suoi monopoli, le concentrazioni e le contraddizioni – significa difendere l’istanza della cultura libera, sviluppare il nostro ragionamento su questo terreno fino alle sue estreme conseguenze, vivere appieno i dissidi, sperimentare strade nuove.”

H, 7, 13.10.09

(Appunti, che qui trascrivo in una versione ampliata, appare mensilmente sulla rivista cartacea L’Indice dei Libri dal febbraio 2008; è uno spazio nel quale cerco di dar conto di novità editoriali: nuove case editrici, nuove collane, innovazioni significative nella grafica o nei programmi. Per segnalazioni, integrazioni, errori potete lasciare un commento o scrivermi via mail: federico.novaro.libri [chiocciola] gmail.com, grazie)

Articolo apparso su L’Indice dei Libri, n. 4 – XXIX, Aprile 2012.

(chi ha pagato i libri: beh, hypercorpus è a libero accesso, infatti FN dice: io no, non c’è stata alcuna transazione in denaro. Ma qualcuno li avrà ben pagati, anche solo con il consumo delle risorse esistenti. Che per altro se immote e non più accessibili si degradano. Ribeh: FN ha pagato, sibila, dedicando a hypercorpus il suo tempo e il suo spazio, per il quale nessuno ha corrisposto del denaro, non a lui direttamente almeno, ma questo, borbotta, vale anche se hypercorpus fosse accessibile a caro prezzo; insomma, FN credeva evidentemente che fosse facile rispondere a questa domanda che mette in fondo ai post, ma, diciamolo, mica è vero)

Tutti gli Appunti precedenti sono nella sezione Editoria / Notizie di FN

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H, 7, 13.10.09

W. H. Auden / GRAZIE, NEBBIA. Adelphi 2011 (recensione di Federico Boccaccini)

Posted in recensioni by federico novaro on 16 aprile 2012

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Dorso (part.), 1

Grazie, nebbia
(Thank You, Fog. Last Poems)
di W. H. Auden

edizione con testo a fronte a cura di Alessandro Gallenzi
[responsabilità grafica non indicata]

122 p. ; 11 € | cartaceo
Adelphi -Piccola Biblioteca Adelphi 620 -Milano 2011

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Incipit (part.), 1

Una fredda sera d’autunno, scendendo dall’appartamento di Josephine Crane all’820 di Fifth Avenue, Frederic Prokosch invitò Hannah Arendt alla Russian Tea Room per bere un ultimo bicchiere prima di rincasare. La filosofa tedesca era stata invitata a tenere una conferenza per uno dei celebri incontri letterari settimanali che si svolgevano nell’appartamento dell’ereditiera americana. Aveva scelto di parlare del XIX secolo, un’età fatta di nostalgia e d’introspezione, in cui, a suo avviso, eravamo ancora immersi vivendo tra le sue vestigia. -E Wystan ?, le domandò d’impulso Prokosch sorseggiando il suo drink. – Amo molto Wystan, ma inizio a sentirmi a disagio quando medito sulla sua poesia. Non riesco ad impedirmi di essere pessimista… Lui aspira alle certezze semplici. Si nutre di tutte le varietà d’amore non corrisposto. Questo lo rende sempre più alcolizzato e libertino… Tenta di riconciliare gli dei con un tipo di masochismo spirituale. Ma, ovviamente, questo non funziona. Non può mai funzionare -.

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Copertina (part.), 2

Quando questa conversazione -probabilmente immaginaria- ebbe luogo, Wystan H. Auden (1907-1973), uno dei più grandi poeti di lingua inglese del XX secolo, aveva da poco lasciato New York per far ritorno in Inghilterra, dove trovò ad accoglierlo l’“immacolata” nebbia inglese, la stessa che compare nel titolo dell’ultima –intensa- raccolta di poesie (Thank You, Fog. Last Poems, Faber&Faber, 1974), già nota in Italia grazie alla traduzione di Aurora Ciliberti pubblicata nel 1977 da Guanda col titolo Grazie nebbia!, riproposta poi più volte anche come tascabile TEA.

Esce ora una nuova traduzione per Adelphi, Grazie, Nebbia. Ultime Poesie, edizione con testo a fronte a cura di Alessandro Gallenzi, con una nota del curatore.

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Quarta di copertina (part.), 2

Mario Praz si chiedeva se la prima metà del XX secolo non sarà un giorno indicata come “l’Età di Eliot, come si è detto l’Età di Shakespeare, di Milton, di Dryden, di Pope, di Johnson”; salvo poi suggerire di designare questa epoca, in modo più universale, come l’Età dell’Ansia. Ossia, l’Età di Auden (il poeta inglese vinse il Pulitzer per la Poesia nel 1948 con The Age of Anxiety : A Baroque Eclogue, New York, 1947).

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Copertina (part.), 4

Ma cosa farebbe di Auden la voce, non solo di un’intera generazione, ma di un’epoca della civiltà occidentale?

Non è solo la sua maestria tecnica nel tagliare i versi secondo le diverse forme di composizione. Per essere poeta, occorre che un verso perfetto dica qualcosa di altrettanto perfetto.

Perché leggere Auden? Per un tentativo di riconciliazione con noi stessi, tra il nostro mondo interiore – che a volte si rivela un deserto- e ciò che ci circonda, gli affetti, la Storia, la Natura. Perché la parola è l’unica medicina che può guarire la mente offesa; insegnamento che la sua generazione trasse dalla lettura di Freud.

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Copertina (part.), 5

Come questa piccola ultima raccolta dimostra, la grandezza di Auden è nella sua capacità di illuminare improvvisamente certi pensieri e certe nostre azioni comuni – a volte profondamente banali- in modo da eternarle come attimi di verità e di onestà semplice, offrendoli come risposte ai grandi eventi in cui siamo gettati, in cui diventiamo “mondo” (“For us who, from the moment/ we first are worlded/ lapse into disarray/”).

Auden evoca questo interim in Thank you, Fog. Quattro amici, le risa, le cene, il fuoco, un vecchio cottage nella campagna stregata del Wiltshire durante Natale e la nebbia che tutto circonda, capace di rievocare cose un tempo note (“you bring to British winters :/ now native knowledge returns”). Circola sottile un sentimento di pessimismo e, insieme, di consolazione. Anche se Dio stesso è sceso per noi sulla terra, questo mondo resta un luogo infelice (“our earth’s a sorry spot”); ma rassereniamoci, in fondo esistono questi attimi speciali.

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Risvolto della quarta di copertina (part.), 1

L’amore, la morte, il tempo, la cittadinanza, l’esilio, sono forze in lotta con noi stessi. Ma la sua opera non è la descrizione dei nostri sciocchi deliri interiori.

C’é un’aspirazione morale altissima nella sua poesia. La scienza può fondare il nostro sapere e spiegare i fenomeni che hanno posto nel mondo. La Storia ci supera e ci annienta con la sua potenza fuori controllo. A questi eventi noi reagiamo interrogandoci su come si debba vivere.
Per tutta la vita, Auden si è posto la stessa domanda che si pone il personaggio di Socrate nella Repubblica di Platone : qual è la vita giusta? (“What is the Good Life?” È il tema della bellissima Unpredictable and Providential ).
Il giovane poeta che voleva cambiare il mondo, un mondo uscito da due guerre assurde, riflette ancora su come giustificare le scelte umane, dai sentimenti privati al dovere pubblico fino a quello storico. Ma differente ora è la risposta. In Address to the Beasts, Auden si rivolge agli animali, i veri cittadini della natura, i quali non sanno di morire (“but you exhibit no signs/ of knowing that you are sentenced”), “Sarà forse per questo/ che noi siamo spesso gelosi delle vostra innocenza/ però invidiosi mai?”. A differenza degli animali, noi non sappiamo bene cosa fare a questo mondo, ma siamo chiamati ugualmente a fornire una ragione in difesa delle nostre azioni. La Storia é una menzogna, “non é nulla /di cui poter vantarsi,/in quanto é stata fatta dal criminale in noi:/la bontà é senza tempo”.

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Pagina 122 (part.), 1

L’ansia di Auden è forse questa : sappiamo di vivere in un mondo che ci ospita, suo malgrado, ma in cui noi non siamo ben voluti, né amati. Il mondo è perfetto e noi non vi aggiungiamo nulla. Lo abitiamo, come abitiamo la lingua che parliamo ma che non possediamo. La verità é che siamo sempre in esilio, nell’amore come nella conoscenza. Non ci resta che amarci l’un l’altro e morire (“We must love one another and die!”).

Eppure, nonostante questo sembri essere il nostro destino, forse c’é una speranza. Non è una risposta religiosa convenzionale che ci suggerisce l’ultimo Auden. È una risposta etica. Il piacere delle relazioni e degli affetti unito alla soddisfazione per le cose belle costituiscono due tratti della coscienza che possono nel contempo giustificare le nostre azioni ed essere la nostra sola virtù. È una religione privata quella che Auden evoca in questi ultimi versi, una cura della propria cittadella interiore (“My Personal City”) contro la barbarie che ci circonda. Una cultura di sé sembra il solo criterio e l’unica garanzia per un progresso sociale. Per questo alla fine del cammino ritrova Orazio e Goethe (Un ringraziamento), e forse era il presentimento di questo a mettere tanto a disagio la filosofa della politica Hannah Arendt.

Come un fanciullo gentile, Auden se ne andò sognando, il 29 settembre 1973. “Yes, love, you have been lucky:/ Sing, Big Baby, sing lullay.”

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Pagina dell'esergo (part.), 1

Riassunto bibliografico:

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Quarta di copertina, dorso, copertina (part.), 1

queer / letteratura inglese / poesia
W. H. Auden / Grazie nebbia. Ultime poesie
1. ed. – Milano : Adelphi. – 122 p. ; 18 x 10,5 cm. – (Piccola Biblioteca Adelphi – 620)
edizione con testo a fronte a cura di Alessandro Gallenzi
brossura, con risvolti
©2011 Adelphi edizioni S. p. A.
©1972, 1973 by W. H. Auden
©1973, 1974 by the Estate of W. H. Auden
©1974 by Chester Kallman and the Estate of W. H. Auden per The Entertainment of the Senses
tit. orig.: Thank You, Fog. Last Poems

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Copertina (part.), 3

Federico Boccaccini ha recensito per FN:

Michael Holroyd / LYTTON STRACHEY. ilSaggiatore 2011

Angelica Garnett / INGANNATA CON DOLCEZZA. La tartaruga 2011

(che è stata anche scelta da VADIeLOFO per la libreria che stanno arredando)

Helen Humphreys / LA VERITÀ, SOLTANTO LA VERITÀ. Playground 2011

(anch’essa scelta da VADIeLOFO)

W. H. Auden, Grazie, nebbia; Adelphi 2011 [responsabilità grafica non indicata]. Verso della pagina dell'occhiello (part.), 1

altre fotografie del libro, su Flickr
tutte le recensioni di testi LGBTQ sono ben ordinate, su FN

(chi ha pagato il libro: la copia fotografata: FN, alla Libreria Mondadori di Torino, con il 15% di sconto; la copia sulla quale Federico Boccaccini ha condotto la sua lettura: FN, che l’ha fatta arrivare a Boccaccini in Belgio comprandola su Amazon.fr, che molto efficacemente l’ha tosto fatta arrivare a destinazione. Quindi in definitiva, senza contare il lavoro intellettuale di FN e di FB, non pagato, nè la spedizione nè l’ammortamento della macchina fotografica, i pasti e i caffè, questa recensione è costata 22 (meno il 15% di sconto su 11€, ma, ci dice FN, è un calcolo impossibile da fare, se non si sanno fare le operazioni delle percentuali con le macchinette o a mano ancor meno, quindi si invita chi legge, se è invece capace a fare di calcolo con esattezza e semplicità, a fare le operazioni necessarie)

Iosi Havilio / OPENDOOR. caravan edizioni 2011. (segnalazione)

Posted in segnalazioni by federico novaro on 13 aprile 2012

È in libreria

Opendoor
(Opendoor)
di Iosi Havilio

traduzione dallo spagnolo di Vincenzo Barca
progetto grafico di Flavio Dionisi

244 p. ; 14 € | cartaceo
caravan edizioni -bagaglio a mano (4), Roma 2011

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. copertina (part.), 1

È uscito a dicembre, da caravan edizioni Opendoor, di Iosi Havilio; Vincenzo Barca, che lo ha tradotto, ne ha parlato su SUR, il blog dell’etichetta dedicata alla letteratura dell’America del sud di minimum fax:

“[…] La protagonista – e voce narrante – di Opendoor, il romanzo d’esordio del giovane argentino Iosi Havilio, compare «in medias res» senza la minima dotazione di identità di un personaggio, per quanto negoziata nel patto con il lettore. Non ha nome, luogo d’origine, famiglia di appartenenza. Sappiamo che ha studiato veterinaria e che lavora, con scarso entusiasmo, in un negozio di animali. Da poco tempo ha conosciuto una ragazza che invece un nome ce l’ha (Aída) e, apparentemente, una vita movimentata da impegni. Si è trasferita a casa di lei, per una scelta quasi casuale, in cui il sesso è più una forma di vicinanza e di conforto. Senonché (ed è questo l’evento che dovrebbe, almeno in teoria, far virare il racconto) Aída scompare e, contemporaneamente, la nostra protagonista assiste al suicidio di una persona che si getta nel fiume dal ponte de La Boca (una donna? giovane? Aída?).[…]”.

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. copertina (part.), 4

Francesca Lazzarato ne ha parlato su il manifesto, il sito certi diritti ne ha messo on-line il testo (ma sul sito di caravan trovate il link al pdf): “[…] Havilio – che con due soli romanzi ha conquistato critici severi come Beatriz Sarlo e scrittori come Fogwill ed è stato prontamente tradotto in vari paesi – sfugge a ogni tentativo di classificazione e si propone immediatamente come autore maturo e senza incertezze grazie a un’opera «esteticamente interessante» e di una «quieta introversione» […], lontana dalla pura e semplice correttezza tecnica garantita dalle scuole e dai laboratori di scrittura, in Argentina ancor più numerosi che da noi.
Open Door, il suo primo romanzo, appare oggi in italiano grazie a Caravan Edizioni, nella bella traduzione di Vincenzo Barca (pp. 244, euro 14) che rende piena giustizia a una prosa sicura, netta e apparentemente spoglia in cui si nascondono, però, una quantità di dettagli minuti. […]”.

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. quarta di copertina (part.), 1

Su dol’s magazine, Francesca Capelli ha intervistato Iosi Havilio: “In Argentina succede anche questo, che uno scrittore esordiente – non un adolescente da caso editoriale (o umano, a seconda delle interpretazioni), ma già abbondantemente inoltrato nell’età adulta – pubblichi un romanzo (peraltro non ammiccante, né compiacente) con una piccola casa editrice indipendente e venga notato dalla critica latinoamericana e spagnola. E succede che il libro, dal titolo Opendoor (pubblicato in Italia da Caravan edizioni. 256 pagine, 14 €) grazie a questo diventi un piccolo cult. E dia il via alla carriera di Iosi Havilio, nato a Buenos Aires nel 1974. […]

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. incipit (part.), 1

La vicenda che narri in “Opendoor” rompe uno stereotipo argentino, perché non ha che vedere con gli anni della dittatura. Eppure anche nel tuo romanzo si parla di una desaparición che dà il via a tutta la vicenda. Non si può pensare a una coincidenza.
-Infatti non lo è. Lo stereotipo (i desaparecidos, ma anche calcio e tango) spesso nasconde una verità ed è per questo che cerchiamo di sfuggirgli. Se negassi qualsiasi legame con il mio romanzo mentirei. Lo stesso se dicessi che volevo alludere esplicitamente alla dittatura. Mi interessava di più indagare il tema dal punto di vista affettivo: cosa significa far sparire – e far apparire – qualcuno nella propria vita.

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. risvolto della q. di copertina (part.), 1

Il libro parla delle relazioni non convenzionali – omo e etero – della protagonista. Ne emerge il quadro di una sessualità triste, vissuta come disperato tentativo di trovare affetto, più che amore.
-Forse è proprio questa la realtà, forse il sesso non è allegro, malgrado quello che cercano di farci credere… […]

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. colophon (part.), 1

Altre fotografie del libro su Flickr
Su FN trovate tutte belle ordinate le altre segnalazioni di testi LGBTQ

Di Caravan edizioni, FN aveva parlato nel 2010, su Appunti, per L’Indice dei Libri

Opendoor, di Iosi Havilio, caravan edizioni 2011; progetto grafico di Flavio Dionisi, ill. di cop. ©DorianGray. copertina (part.), 7

(chi ha pagato il libro: la copia fotografata da FN gli fu regalata alla Fiera della piccola e media editoria a Dicembre 2011, allo stand della Caravan edizioni, al termine di una piacevole conversazione, nel corso della quale FN chiese se Caravan avesse in uscita testi LGBTQ -ecco qua, gli dissero)